Peluffo:”La sfida lanciata da Reichlin su l’Unità merita di essere raccolta.

La sfida lanciata da Reichlin su l’Unità merita di essere raccolta. Ciò che manca ai riformisti è un progetto per l’Italia, una identità riconoscibile frutto di una prospettiva da proporre al Paese. Un nuovo gruppo dirigente del PD ha in testa un progetto che risponda alla domanda di quale futuro condiviso per l’Italia, che ricomponga le divisioni esaltate dal governo della destra? Occorre allora ripartire dall’Europa, dal ruolo che il nostro Paese intende svolgere. La crisi globale ha reso evidente che se la politica resta negli angusti confini degli stati nazionali, a perdere è il riformismo mentre a vincere sono la destra e i populisti. Bisogna allora rilanciare il tema della governance globale e di una guida democratica dell’Unione Europea, senza di cui non ci sarà mai un vero governo dell’economia, come ha dimostrato di recente la crisi della Grecia. Il futuro dell’Italia è qui, nel ritorno ad un protagonismo nel rilancio del processo di integrazione politica e non solo monetaria, fuori dalla quale il nostro Paese è destinato a rimanere periferico. Occorre quindi ripensare la funzione dei progressisti nel mondo attuale, questa è la sfida che anche il Pd ha di fronte. Non c’è dubbio che oggi è in discussione il patto di cittadinanza che tiene unita la società italiana, la stessa unità nazionale. A partire da qui, va ripensata l’agenda dei democratici, per costruire l’alternativa di governo, così come la politica necessaria delle alleanze. Tre sono i capisaldi a mio avviso di un nuovo patto di cittadinanza e di unità nazionale. La questione dell’integrazione e della trasformazione degli immigrati in nuovi cittadini. Senza integrare sempre più nuove popolazioni l’Italia è destinata al declino economico e demografico. Possono i riformisti dirsi allora con chiarezza che accanto alla questione dei diritti e dell’integrazione, va declinata la questione dei doveri? un nuovo patto di diritti e doveri per coniugare sicurezza ed integrazione non è solo un pacchetto di proposte, è un approccio, una nuova empatia con le persone impaurite, con gli abitanti di periferie esasperate, con i nuovi poveri che si sentono minacciati dagli ultimi arrivati. La seconda questione è quella della ristrutturazione dello Stato sociale, per affrontare il dramma di una generazione destinata a restare senza copertura previdenziale oltre che senza lavoro e tutele; il PD, se vuole uscire dai limiti di consenso attuale, deve fare scelte anche di rottura per costruire un nuova coalizione nella società. Infine i riformisti debbono fare propria fino in fonda la sfida del federalismo, di un nuovo patto fiscale, di una profonda riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione, che faccia i conti con la spada di damocle del debito pubblico, per rifondare su nuove basi il patto di coesione del Paese. Su questi pilastri di un’agenda per il Paese può essere finalmente costruito il Partito riformista del nuovo secolo.