Expo, c’è l’accordo sulle aree. Pisapia garante del territorio.

immagine documento(da La Repubblica)

La firma all’accordo urbanistico sulle aree di Rho-Pero è arrivata. Un passaggio «necessario per non bloccare Expo», lo definisce Giuliano Pisapia. Che permettere l’arrivo delle ruspe a ottobre. «Un primo obiettivo: perché abbiamo evitato che il Bie revocasse l’assegnazione a Milano». Ma ci sono altre due rassicurazioni che il sindaco vuole dare dopo la sigla al documento e alla variante urbanistica avviata dalla precedente amministrazione, che per il post 2015 non modifica l’indice di edificabilità (0,52) e la superficie riservata a parco (almeno il 56 per cento).

È a quanti temono una colata di cemento al posto dei padiglioni, che Pisapia adesso dice: «Opereremo con tutte le forze possibili e con il massimo dell’unità per il successo di un’Expo diffusa». E soprattutto, guardando a quei possibili 400mila metri quadrati di future costruzioni: «Il Comune intende salvaguardare il territorio per il dopo Expo da qualsiasi speculazione edilizia e per questo metteremo dei paletti fortissimi».

Paletti che arriverebbero dalla volontà del Comune di non delegare le funzioni urbanistiche e dalla parità di decisioni — e di veto — nella futura società che acquisirà i terreni. È quello che auspica Pisapia: «Sono convinto che, per quanto possibile, sarebbe bene che tutti i soggetti istituzionali avessero la stessa percentuale». Anche dalla Regione — che si impegna a investire ulteriori 89 milioni di euro per la sanità e la viabilità dei comuni del Nord Ovest — arriva la rassicurazione: «Questo accordo non è carta bianca, ma contiene una serie di linee precise su quello che sarà il dopo Expo, a favore di uno sviluppo per i cittadini — dice il presidente della Regione, Roberto Formigoni — Per questo ho insistito perché le istituzioni acquistassero i terreni, senza avere tra i piedi i privati: è l’ulteriore garanzia». E la presidente della società di gestione, Diana Bracco, assicura: «Il consiglio di amministrazione è pronto a lanciare la prima gara il 3 agosto».

Non c’era più tempo e la nuova amministrazione ha dovuto dire sì a un accordo ereditato «dopo tre anni di litigi»: ecco l’aria che si respira a Palazzo Marino. Tra molti malumori del centrosinistra. L’accordo, oggi, dovrà essere approvato da una giunta straordinaria (lo stesso avverrà al Pirellone) e lunedì 25 dovrebbe già sbarcare in consiglio comunale. Ed è proprio per discutere della pratica Expo che oggi ci sarà un incontro di maggioranza (dai capigruppo fino ai segretari) con il sindaco. Le posizioni variano da Basilio Rizzo che non avvallerà l’accordo se non si discosterà da quello di Letizia Moratti; al Pd che sosterrà comunque la linea della «responsabilità» del sindaco, ma presenterà un ordine del giorno (gli accordi di programma non possono essere emendati) per mitigare gli impatti futuri sull’area: «Scriveremo — spiega la capogruppo Carmela Rozza — che impegniamo la giunta a diminuire l’indice e a utilizzare le volumetrie per funzioni pubbliche». No a un quartiere di «case di lusso», quindi.

Marco Cappato, uno dei padri del referendum, dice: «Mancano garanzie contro la speculazione». Per il deputato pd Vinicio Peluffo, però, «l’indice non è di per sé garanzia automatica di salvaguardia dell’interesse pubblico. Proviamo a pensare a cosa realizzare su quelle aree» prendendo esempio, magari, da Shanghai che è pronta a collaborare con Milano per lo studio sulla riconversione. In casa centrodestra, l’ex sindaco Letizia Moratti attacca: «Non posso che essere felice della decisione di Pisapia di firmare lo stesso documento sulle aree da noi preparato e di dare il via ai lavori così come da noi pianificato». E Matteo Salvini della Lega è ancora più duro: «Pisapia “inganna” i suoi elettori firmando lo stesso progetto e la stessa quantità di cemento già previsti dalla Moratti».

 

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