Al #referendum sulla durata delle concessioni per gli impianti di gas e petrolio voto #no

(FACEBOOK)

Al ‪#‎referendum‬ del 17 aprile voterò ‪#‎no‬ e sto facendo attivamente campagna per il no.
Infatti anche se sono convinto che sia superato dalle correzioni introdotte dalla legge di Stabilità, quando mi viene chiesto di partecipare alla vita democratica sento giusto votare. La posizione del Pd come sapete è quella dell’astensione (come scelsero i Ds nel 2003 col quesito che riguardava l’articolo 18): una scelta politica costituzionalmente fondata di fronte a un referendum fuorviante e non utile. E, guardate, lo è davvero: infatti non è un referendum sulla difesa dell’ambiente né sulla politica energetica, riguarda soltanto la durata delle concessioni in corso nel raggio delle 12 miglia (stiamo parlando di 21 impianti di cui 17 per il gas e 4 per il petrolio)..soltanto questo, non nuove concessioni né gli impianti esistenti oltre questa distanza o sulla terraferma (infatti ci viene chiesto se quando scadranno le concessioni per gli impianti di estrazione di gas e petrolio collocati entro le 12 miglia marine dalla costa, vogliamo che vengano fermati i giacimenti in attività anche se c’è ancora risorsa da estrarre).

Ai promotori del referendum chiederei: siete certi in tutta coscienza che il problema siano quei 21 impianti toccati dal quesito, nessuno dei quali in Puglia, Basilicata e Campania?
Perchè è ragionevole supporre che quegli impianti continuino a essere utilizzati nel modo più efficiente, mantenendo i posti di lavoro e con le massime garanzie di sicurezza e tutela ambientale (l‘ultimo incidente degli impianti in mare in Italia risale al 1965).

Mentre le criticità che di fatto stavano alla base della mobilitazione referendaria delle Regioni, come ho già detto, sono state rimosse dalla legge di Stabilità 2016, riaffermando il principio di “leale collaborazione” che coinvolge le Regioni nei procedimenti di autorizzazione e anche di superamento di eventuali divergenze. Senza contare poi tutte quelle norme che, grazie al lavoro del Pd in Parlamento, assicurano maggiori garanzie ambientali nel rilascio di nuove autorizzazioni e rendono il nostro Paese il più sicuro a livello europeo: verifica della solidità economica di chi fa gli interventi, valutazione ambientale complessiva dell’impianto, garanzie economiche per coprire eventuali danni ambientali. Inoltre è stata cancellata definitivamente la possibilità di nuove ricerche di petrolio e gas nelle aree marine protette e nel raggio delle 12 miglia, anche per quanto riguarda i procedimenti in corso.

E a chi fa lezioni di ambientalismo al Pd ricordo che (oltre a stare riformando il sistema delle agenzie ambientali, star discutendo una legge sull’acqua e aver approvato una legge contro lo spreco alimentare) abbiamo approvato noi la legge sugli ecoreati: e se sull’indagine di Potenza i magistrati potranno fare fino in fondo e meglio il loro lavoro è perché con questa legge abbiamo inserito il reato di disastro ambientale nel codice penale.

 

Qui di seguito il mio intervento sul tema all’incontro promosso dal Pd di Bollate il 9 aprile