A Busto le nostre cause? Inefficiente. Il monito dell’onorevole Pd Vinicio Peluffo.

da IL GIORNO – 01 luglio 2013

La sezione distaccata di Rho non può essere accorpata al tribunale di Busto Arsizio». Il monito è dal deputato milanese del Partito Democratico, Vinicio Peluffo. Ascoltate le istanze del territorio, quelle di avvocati e sindaci, ha rivolto nelle scorse ore un invito al Ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri affinché questa ipotesi prevista nel decreto legislativo sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, venga stralciata e il tribunale di Rho mantenga la sua autonomia.

«In un momento di tagli e revisioni com’è quello attuale non chiedo al Governo di rimettere in discussione il provvedimento che un anno fa ha portato alla soppressione di moltissimi uffici giudiziari in tutta Italia – commenta Peluffo – invito però l’attuale Ministro di Giustizia ad intervenire in favore di un riordino del decreto stesso, così che si possa rimediare ad una scelta errata che ha visto la sezione distaccata di Rho accorpata a Busto Arsizio, strappandola al tribunale di Milano».

La riforma, che dovrebbe entrare in vigore il 13 settembre 2013, prevede la chiusura di 31 tribunalini e 220 sezioni distaccate, in particolare la soppressione di quelle di Rho e Legnano e l’accorpamento al tribunale di Busto Arsizio. Quella dell’onorevole Peluffo non vuole essere una battaglia politica, ma di buon senso, considerato che Rho e Busto Arsizio sono distanti quasi 30 chilomteri, tre volte tanto la distanza tra Rho e il copoluogo e non comunque non ci sono collegamenti di trasporto pubblico.

Ma non solo.Oggi Busto si occupa di un territorio di 440.000 abitanti arriverebbe ad avere la competenza su un territorio di un milione di abitanti che va da Angera a Pero, alle porte di Milano. Ci sono 27 giudici e 11 amministrativi, che non bastano. Come pure gli spazi per udienze e cancellerie.

«È chiaro quindi che, nel caso specifico, la riorganizzazione che ha decentrato la giustizia di Rho a Busto Arsizio non ha tenuto conto dei principi ispiratori della legge delega, ovvero quelli legati ai risparmi di spesa e al recupero dell’efficienza», conclude Peluffo. Intanto il tribunale rhodense, dopo una battaglia a suon di ricorsi al Tar e al Consiglio di stato, vinta da avvocati e sindaci, il 10 maggio ha ripreso a funzionare: le nuove cause vengono iscritte nella sezione distaccata, anche se fascicoli, procedimenti già in corso e quelle non ancora assegnate ai giudici restano in un «limbo» tra Milano e la periferia.

roberta.rampini@ilgiorno.net

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