Troppi registi esterni, tensione alla Rai

(da LA REPUBBLICA)

C’è agitazione, alla sede Rai di Milano. E il prossimo 20 gennaio davanti al teatro Parenti — è previsto uno spettacolo che andrà in onda sui canali della tv pubblica con Roberto Saviano — ci sarà un altro “spettacolo”: una protesta di lavoratori della stessa Rai. «Ma siamo chiari, la nostra non è una battaglia localista», dice Andrea Corbella, rsu della Cgil.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la chiamata di un regista da Roma: «Ne abbiamo moltissimi anche noi, specializzati e di qualità. Perché farne arrivare un altro da Roma? Sono spese inutili per il contribuente », racconta Corbella. L’ultimo di una lunga serie di casi. Come le intere programmazioni appaltate a società esterne (vedi la Endemol) che a loro volta preferiscono portare con sé i propri registi e i propri tecnici. «Per fare cosa, di fatto? Delle interviste?», continua il rappresentante sindacale.

Di sfondo c’è la guerra interna tra la strapotente sede romana e i territori, considerati periferie dell’impero. Milano con i suoi 900 dipendenti tra corso Sempione e via Mecenate e con il suo ruolo di città ormai più ricca e importante del Paese chiede più spazio e autonomia. Anche in un’ottica di riduzione dei costi, perché esternalizzazioni e trasferte pesano e non poco sui bilanci complessivi dell’azienda.

Non a caso il deputato pd Vinicio Peluffo lo scorso giugno presentò un’interrogazione alla Commissione di Vigilanza Rai: «Nelle produzioni di Che tempo che fa, Rischiatutto e Detto fatto, a fronte di una disponibilità di personale di regia altamente qualificato e disposto a svolgere la propria funzione, l’azienda ha scelto nuovamente di attingere a personale esterno». E poi, chiese Peluffo al presidente della Rai Monica Maggioni e al dg Antonio Campo Dall’Orto, «se ritengano che il costante accantonamento a favore di esterni di professionalità che in azienda già esistono, di elevato livello, non contribuisca nei fatti a svilirle, impoverendo la Rai dal punto di vista professionale, lavorativo e sul piano della motivazione personale dei dipendenti, oltre a incidere negativamente sulle politiche di bilancio ».

Il piano presentato nei giorni scorsi dall’ex direttore generale per l’Informazione Carlo Verdelli sembrava voler ridare peso ai centri territoriali della Rai. Piano respinto dal Consiglio di amministrazione. Notizia ferale per la sede milanese che, quindi, passa così a una manifestazione pubblica di protesta.

di Matteo Pucciarelli