Newsletter 35

Carissimi,

è tempo di parlare di RAI con maggiore incisività, è tempo di progettare. Il Partito Democratico vuole un servizio pubblico autorevole: nell’ultimo periodo è cresciuta la consapevolezza che difendere la RAI significa cambiarla. Ma esistono forti resistenze, dentro e fuori l’azienda di servizio pubblico, rispetto a questa direzione del cambiamento.

La legge n. 89 del 2014, che ha convertito il cosiddetto ‘Decreto IRPEF‘, chiede alla tv pubblica un risparmio una tantum (quindi la richiesta vale solo per il 2014) di 150 milioni e prevede che l’azienda possa cedere quote delle società partecipate. È bene ricordare che si parla rigorosamente solo di quote di minoranza: non è quindi in programma nessuna svendita delle torri Rai. Non si limiterà in nessun modo il controllo pubblico né lo sviluppo dell’azienda: la proprietà di Raiway rimarrà saldamente nelle mani della Rai, in mano pubblica.

Il tentativo di revisione della sua spesa è un’occasione per la Rai per produrre efficienze e per liberare risorse, tutelando il capitale umano. La posizione del governo, con il decreto Irpef, è una di quelle occasioni per ripensare il modello Rai. Penso che sia giunto finalmente il momento di proporre una trasformazione strategica della Rai, accelerando il passaggio da broadcaster, cioè da produttore di contenuti televisivi, a media company, a grande società che elabora contenuti per un insieme di media moderni, interattivi, convergenti.

Un mio ordine del giorno presentato alla Camera il 17 giugno scorso e fatto proprio dal Governo ha impegnato l’esecutivo su tre punti cardinali per il PD: aprire da subito una grande consultazione su funzione e missione del servizio pubblico, coinvolgendo cittadini e opinione pubblica; una volta conclusa entro l’anno tale consultazione, aprire la discussione parlamentare per anticipare il rinnovo della concessione Stato-Rai alla primavera del 2015; infine presentare, entro il 31 dicembre 2014, una proposta di riforma organica del canone.

Si tratta dei primi passi necessari ad avviare quella svolta di cui la Rai ha bisogno per lasciarsi alle spalle i tempi bui della legge Gasparri e tornare a svolgere il suo ruolo di grande industria culturale.

Infine, non possiamo dimenticare che esiste in Rai un enorme problema legato all’ambiente di lavoro e ai lavoratori: la commissione parlamentare di Vigilanza, nel suo complesso, ha sollevato a più riprese la questione spinosa dell’eccesso di esternalizzazione della produzione Rai. Ho presentato un’interrogazione chiedendo perché si è interrotto il percorso di graduale assunzione di personale con contratto atipico da molti anni, che ha presentato e vinto un ricorso dinanzi al Tribunale del lavoro. Mi è stato risposto dai vertici dell’azienda che sarebbe stato ripreso quanto prima. Siamo ovviamente consapevoli che il problema esiste e va risolto presto e bene.

Un caro saluto a tutti.

Vinicio Peluffo

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