Minacce contro chi bonifica gli orti abusivi di via Vialba

(da LA REPUBBLICA)

Quando sono entrati hanno trovato di tutto. Gli orti abusivi che avrebbero dovuto sgomberare, le baracche per gli attrezzi, i rifiuti. Ma anche amianto, casette in calcestruzzo arredate con tanto di tavoli e armadi, allacciamenti all’elettricità, un « canile con cani da combattimento». E le minacce. Pesanti. Tanto che l’impresa che neanche tre settimane fa aveva iniziato a ripulire quell’area sdraiata tra Quarto Oggiaro e Novate Milanese fino a saldare i due comuni in un unico pezzo di città ai margini della città ha fermato le ruspe. E soprattutto, dopo aver denunciato ai carabinieri le intimidazioni ha rinunciato a proseguire l’appalto. Impossibile andare avanti, troppo pericoloso, noi ce ne andiamo.

È accaduto lì, in quegli orti di via Vialba che da vent’anni sono patrimonio di pensionati e maniaci del pollice verde, ma anche il regno dell’abusivismo. Un’area tagliata dalla ferrovia e dall’autostrada che, tra spazi pubblici e privati si estende per 130mila metri quadrati. Per le mappe ufficiali siamo già fuori Milano anche se a chiederlo a chi ci vive in questo paesone di 20mila abitanti, per tutti quella è già Quarto Oggiaro. Molti ortisti, d’altronde, arrivano da lì. Eppure, su quel confine nel tempo non ci sono stati solo anziani che curano l’insalata. Quella è stata anche terra di ’ndrangheta. Nel 1998, per dire, in quegli orti c’era Giuseppe Anghelone, che faceva parte del gruppo Lumbaca, i sequestratori di Alessandra Sgarella. Era il “ postino”, quello che spediva le lettere con le richieste di riscatto. E in quegli orti, quattro anni fa, vennero trovati due cadaveri con addosso proiettili scaricati a brevissima distanza. Uno di loro faceva parte dei Tatone, la famiglia di origini casertane che a Quarto Oggiaro ha tirato a lungo le fila dei traffici di droga. È proprio nel 2013, che l’amministrazione di centrosinistra di Novate scrive il primo ordine di sgombero. L’obbiettivo: iniziare a liberare i 36mila metri quadrati di loro proprietà, per dare il via a un progetto più complesso di riqualificazione. Per loro, la terra di nessuno deve essere restituita alla città come un nuovo quartiere con case low cost, residenze a prezzi di mercato, appartamenti per studenti universitari, verde. Il primo tentativo va a vuoto, ma il Comune torna alla carica. Fa un accordo con una trentina dei 90 ortisti e, con un budget da 150mila euro, fa un bando per trovare l’impresa in grado di bonificare tutto. Ed è qui che si arriva al film di oggi.
Il 20 novembre, la ditta varca le recinzioni e aziona le ruspe. I lavori partono anche se sono accompagnati da «proteste, provocazioni e comportamenti aggressivi da parte di taluni soggetti gravitanti sull’area » . Il linguaggio è quello un po’ formale di un ordine del giorno approvato da tutti i gruppi del Consiglio comunale di Novate per denunciare il caso. Ma restituisce il senso dell’aria che fin dall’inizio si è respirata. Appena quattro giorni dopo il via, quando le demolizioni sono arrivate a circa il 40 per cento e dopo aver scoperto quella cittadella illegale di allevamenti di pitbull, casette in muratura, amianto e rifiuti, qualcuno si presenta negli uffici della ditta e minaccia il titolare. È lui a denunciare ai carabinieri e a comunicare la rinuncia al Comune. Che, però, ha deciso di non mollare.
Perché in questa storia le istituzioni hanno reagito. Subito. E perché qualcosa di « grave » , dicono tutti, è avvenuto. C’è stato l’ordine del giorno bipartisan per dire « no alle intimidazioni». C’è stata un’interrogazione che il deputato del Pd VINICIO PELUFFO ha fatto al Viminale per chiedere al ministro dell’Interno di «innalzare il livello di allerta relativo alla possibile connessione con la presenza di criminalità organizzata » . E c’è stata una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura. È a quel tavolo che il sindaco Lorenzo Guzzeloni ha portato il caso ricevendo una rassicurazione: quando il cantiere ripartirà, ad accompagnare gli operai saranno le forze dell’ordine. Eppure, anche con la promessa di lavori sotto scorta, non è detto che l’impresa accetti di riaccendere le ruspe. « Avremo un incontro lunedì ( domani ndr) con l’azienda per capire se accetteranno o dovremo trovare un’altra strada — spiega Guzzeloni — Nonostante le difficoltà vogliamo andare avanti». Anche per «riaffermare il principio della legalità e far capire ai delinquenti che non possono averla vinta » , dice l’assessora alla Sicurezza Carmela Rozza, che Quarto Oggiaro la conosce da anni e che ha partecipato al vertice in Prefettura. Per capire da dove siano arrivate quelle minacce bisognerà aspettare che i carabinieri della compagna di Rho concludano le indagini. Nessuno, per ora, vuole riannodare i fili degli ultimi giorni all’antica storia criminale degli orti. « La sensazione è che in quell’area ci siano in buona parte persone si occupano degli orti — dice il sindaco —. Ma c’erano anche altri personaggi poco raccomandabili » . Che ora, però, non devono più comandare in via Vialba.
di Alessia Gallione
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Leggi anche (cliccandoci sopra):
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“Novate Milanese: Peluffo (Pd), minacce a operai in lavori sgombero. Minniti potenzi presenza forze ordine” – Omnimilano – 7 dicembre 2017
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“Il modello Quarto Oggiaro per gli orti di via Vialba” – la Repubblica – 11 dicembre 2017 
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“Orti abusivi, riprendere la bonifica” – la Repubblica – 12 dicembre 2017